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Cosa crediamo

 

La Sacra Scrittura documento base della Chiesa

Chi entra in una chiesa evangelica, sul fondo in posizione centrale vede un tavolo, e sul tavolo un libro aperto. Questo libro è la Bibbia. è aperto per indicare che la Bibbia è costantemente una fonte di ispirazione per i credenti. Scorrendo l'indice vediamo che al suo interno la Bibbia contiene molti libri (infatti la parola Bibbia viene dal greco biblia, che vuol dire appunto "libri"). Ognuno porta un titolo; per esempio il libro della Genesi, il libro dei Salmi, i libri profetici, i Vangeli, le lettere degli apostoli. Che cos'hanno in comune questi libri per formare un'unica raccolta?

Nella Bibbia troviamo una narrazione, che riguarda l'azione di Dio verso l'umanità e verso il popolo di Israele (libri dell'Antico Testamento), che culmina nella vita, nella morte e nella risurrezione di Gesù, attraverso cui la salvezza si estende da Israele a tutta l'umanità (Nuovo Testamento).

La Bibbia non è solo una raccolta di testi di altre epoche; ha anche un effetto attuale, può essere letta e ascoltata come un messaggio che Dio ci rivolge oggi. Nelle chiese valdesi e metodiste si legge la Bibbia da soli, la si legge e commenta in gruppo, se ne proclama il messaggio al centro dell'assemblea cultuale e in occasioni pubbliche.
Attraverso la Scrittura, Dio ci parla. La scrittura biblica è strumento vivo, non lettera morta, perché, mentre la meditiamo, opera lo Spirito. Si partecipa insomma, sotto la guida dello Spirito, all'evento testimoniato dal testo, e, sotto la stessa guida, questo evento rischiara la vita vissuta oggi.

Ecco perché per i protestanti la Bibbia è il riferimento esclusivo in materia di fede.

 

Gesù Cristo

Fondamento della fede cristiana

Il Cristo, il Messia promesso, costituiva già prima di Gesù l'oggetto dell'attesa di diverse correnti spirituali all'interno del popolo di Israele L'unzione con olio costituiva nell'antico Israele il rito con cui un nuovo re veniva stabilito nelle sue funzioni. Perciò il re poteva anche essere chiamato l'Unto; in ebraico, Messia; in greco, Cristo. Il compito, la missione di far nascere un mondo in cui regni la pace, secondo le profezie dell'Antico Testamento è prerogativa di una persona rivestita di un potere regale. Il Cristo, appunto.

"Cristo" è la principale parola usata per definire la persona di Gesù. Significa che Gesù è venuto a compiere le profezie dell'Antico Testamento, cioè a realizzare l'intervento decisivo di Dio che porta nel mondo la pace e la giustizia. Nel linguaggio biblico, tale intervento è chiamato Regno di Dio. Gesù ha dimostrato il significato del Regno di Dio con una pratica di accoglienza, di insegnamento e di comunione.
Ma l'opera terrena di Gesù si conclude con la morte sulla croce che fa pensare a un totale fallimento.

La fede cristiana vi vede invece non una sconfessione, ma il coronamento dell'opera. La morte di Gesù ci rivela che tutta la sua persona era impegnata in nostro favore; Gesù non ha riservato per sé neppure un briciolo della sua esistenza. La croce ci rivela l'amore di Dio, costituisce non la fine di una impresa religiosa, ma la dimostrazione di tutto il significato dell'esistenza di Gesù, e contemporaneamente l'inizio di una nuova azione potente di Dio. Dio agisce nella morte di Gesù; subisce la potenza distruttrice, l'affronta e l'annienta. Il risultato di questa azione è la risurrezione. Gesù è dato all'umanità non solo come colui che prende su di sé la conseguenza mortale del peccato, ma come colui che apre all'umanità un nuovo cammino di vita, in cui la morte non può più incutere paura. Gesù è ora più che mai il Signore che accoglie, che guida, che porta alla pienezza della comunione con Dio gli esseri umani, realizzando anche la pace tra di loro.

La divinità di Gesù sta in questo straordinario potere di comunicare vita. Egli è il Figlio di Dio in quanto la stessa forza creatrice di Dio, il suo stesso amore diventa, grazie alla sua vita e alla sua opera, realtà nella storia umana.

 

Fede

Come ci poniamo di fronte a Dio

Generalmente si intende la fede come adesione a un corpo di dottrine, con le loro implicazioni morali. In questo senso si parla di fede cristiana, di fede ebraica, di fede islamica.
Ma nella vita cristiana la fede non è soltanto l'adesione a una dottrina. è un modo di porsi di fronte a Dio. Non è un pensiero, è un rapporto. Il rapporto non è stabilito da noi, ma da Dio, che ci incontra in Cristo. La fede non è una nostra decisione; per grazia di Dio la vita di Cristo diventa la nostra vera vita: Cristo vive per noi e in noi. Il vuoto della nostra esistenza si colma. La nostra attività da sola non riesce a realizzare l'autenticità e la pienezza che deriva dalla presenza di Cristo. La fede, per grazia di Dio, riceve questa autenticità e questa pienezza. Non esclude l'azione; la sostiene e l'accompagna. Mentre agisco mi affido al Signore, perché io possa veramente capire, intervenire in modo giusto, rispettare, aiutare a crescere. Questo affidarsi al Signore, prima, durante e dopo l'azione, è la fede.

La fede è dunque fondamentalmente riconoscenza. è la scoperta che tutto è già stato compiuto per noi; che per questo, e solo per questo, la nostra esistenza è valida e noi possiamo essere accettati da Dio come partners autentici. Questo rapporto è anche conoscenza. Nell'opera di Cristo Dio si è fatto conoscere. La fede, pur consapevole dei limiti della comprensione umana, osa fare delle affermazioni su Dio. Osa cioè proclamare la ricchezza della vita di Dio e della sua azione. Questa manifestazione della fede che afferma e proclama si condensa nel Credo. Dio è il Padre che crea e dona la vita, è Gesù Cristo, il Figlio che ci trasmette il suo amore, è lo Spirito Santo che ci dischiude i frutti della salvezza. Il Credo, anche se è al singolare, è espressione di unità e di concordia. La fede è anche un rapporto condiviso, una realtà comunitaria, una comunione che nasce dal fatto di essere oggetto della stessa grazia, dello stesso amore, dello stesso perdono, della stessa azione che crea vita.

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